"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

martedì 20 febbraio 2007

Economia bestiale: orso vs toro

Che c'entra il mondo animale con la Borsa? Ecco un breve viaggio tra le stranezze terminologiche del mondo borsistico che, laddove ci aspetteremmo di incontrare azionisti, ci propone tori ed orsi. Scopriamo insieme come e perchè Toro ed Orso sono diventati il simbolo di due opposte tendenze dei mercati azionari...
Il "periodo orso" (bear in inglese) contrapposto al "periodo toro" (bull), è infatti una delle espressioni più famose del poco colorito mondo della finanza. Nel primo caso il mercato è caratterizzato da un ribasso, mentre nel secondo da un rialzo delle quotazioni.
Questo modo di dire troverebbe origine nell’area linguistica anglosassone. Nel dopoguerra, quando gli inglesi e soprattutto gli americani iniziarono a dominare anche le borse europee, vennero importati nel vecchio continente i simboli del toro e dell’orso. Le spiegazioni sono molteplici e in alcuni casi davvero originali. Verosimilmente però la simbologia trae origine dal comportamento degli animali che la rappresentano: il toro solleva il suo avversario verso l'alto con le corna. In un mercato toro dunque le quotazioni ed i prezzi si muovono al rialzo, grazie all’euforia d’acquisto degli operatori di borsa. Al contrario, l'orso atterra l'avversario con una zampata, proprio come accade in un mercato orso: gli operatori, prevedendo un declino dei prezzi e con i loro ordini di vendita fanno scendere le quotazioni. Pertanto, Toro e Orso sono espressioni utilizzate per descrivere visivamente quanto accade nelle Borse mondiali.
Non solo parole. Il mondo borsistico internazionale ha tradotto in materia tangibile i modi di dire curiosi utilizzati nel gergo degli investitori.
Così a Wall Street, ci si imbatte nella scultura di un toro scalpitante e a Francoforte, nel cuore finanziario dell'Unione Europea, un orso e un toro si fronteggiano minacciosi a ricordare quanto grandi siano il rischio e la posta in gioco.

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