"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

venerdì 8 febbraio 2008

Orsi vagabondi in sei fuori dal Trentino

Non stanno certo fermi i plantigradi. Ne sanno qualcosa i tecnici del Servizio foreste e fauna della Provincia. Nel corso del 2007 hanno fatto una serie di rilevamenti attraverso analisi genetiche del territorio e tecnologie satellitari. Sono stati 24 gli animali complessivamente rilevati. Si tratta di 10 maschi, 13 femmine e uno indeterminato. I più «mobili« sono stati i giovani esemplari: gli orsi si sono mossi in direzione nord, ovest e sud. Sono soprattutto i maschi a sentire il bisogno di girovagare, di andare fuori dal Trentino. «In particolare oltre i confini provinciali si è registrata con certezza la presenza di almeno sei animali, di 2 o 3 anni di età: JJ3 e MJ4 sono stati individuati in Svizzera, MJ5 e DG2 in Val d'Ultimo (provincia di Bolzano), JJ5 in Val Camonica (Brescia) e KJ2G2 sul Monte Baldo (Verona). Cinque di essi sono stati rilevati geneticamente in Trentino, perlopiù ad inizio primavera, mentre MJ4 è stato trovato sul territorio altoatesino e, nella seconda metà dell'anno, in Svizzera, nell'area dell'Engadina». Ad interessare i medici veterinari è la capacità riproduttiva degli animali presenti nei boschi del Trentino. I maschi maturi sono solo due. «E probabilmente - si legge nel rapporto della Provincia - non se ne avranno di nuovi, almeno per i prossimi due anni. I maschi più anziani studiati nel 2007 (esclusi Joze e Gasper) hanno solo tre anni. Si tratta di MJ4 e MJ5». Risulta che Joze si è riprodotto in cinque annate, mentre Gasper è stato attivo solo nelle ultime due. Il primo si è accoppiato otto volte con sei femmine diverse (per un totale di 17 cuccioli), il secondo sei volte con sei femmine diverse (9 i piccoli). «Daniza e MJ2 sono state le uniche femmine ad essersi accoppiate con tutti e due i maschi». Pare invece che, nel corso degli anni, Kirka, Jurka, Maja e Brenta fossero devote solo al mai domo Joze. Gasper si è invece accoppiato con KJ2, DJ1 e DJ3. Il progetto di reintroduzione della fauna selvatica nell'habitat trentino prevede che si tenga anche un registro di ogni singolo esemplare. «Due delle dieci femmine riprodottesi - si parla di Kirka e Maja - non sembrano essere più presenti. Una terza, Brenta, è morta. E, come detto, Jurka si trova in cattività». Il Servizio foreste e fauna monitora giornalmente lo stato di salute dell'animale, ma fra i compiti della Provincia c'è anche l'individuazione di forme di difesa delle abitazioni e dei greggi. Lo scorso anno l'ente pubblico, in accordo con l'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs), ha sperimentato nuove forme di intervento. «Per la prima volta sono state fornite a pastori di Malga Valandro delle trombe acustiche, strumenti di dissuasione nei confronti dell'orso». Sono poi stati usati i cani per la protezione delle pecore. «In estate sono state fatte alcune prove con alcuni animali del Centro di coordinamento svizzero per i cani da protezione». Due le razze considerate ideali per la difesa delle greggi: il mastino abruzzese e il cane da montagna dei Pirenei. «Mentre i cani da conduzione riconoscono come loro padrone il pastore, quelli da protezione appartengono al gregge». La Provincia ha poi acquistato sei nuove recinzioni elettrificate, con potenza superiore: 2,5 joule, anziché i tradizionali 0,4 joule»

All'appello mancano sette orsi. L'ipotesi più probabile è che siano stati uccisi
Vittime dei bracconieri


Il saldo della popolazione è attivo. I plantigradi, individuati dagli esperti del Servizio foreste e fauna della Provincia, sono 24. Gli esemplari registrati come assenti sono 12. Uno, si sa, è stato ucciso in Germania, quattro sono morti per cause naturali e sette risultano scomparsi. Sergio Merz, presidente della Lipu, ieri ha partecipato alla presentazione del rapporto 2007 dell'orso in Trentino. «Beh, direi che sette esemplari mancano all'appello. E siccome gli orsi non sono farfalle, direi che qui si tratta di atti di bracconaggio», ha fatto notare. Sulle sparizioni e soprattutto sulle ragioni delle sparizioni non ci sono dati su cui il Servizio foreste e fauna della Provincia può ragionare. La teoria della caccia di frodo, magari messa in atto per mano di qualcuno preoccupato della pericolosità degli animali selvatici, è comunque la più gettonata. Claudio Groff, del Servizio provinciale, è molto cauto. «Certo - commenta - tanta gente ha avuto molta paura delle incursioni di Jurka. Ci sono decine di testimonianze sulla presenza dell'orsa, prossima al trasferimento al Casteler, nei centri abitati». Insomma - fa capire - qualcuno potrebbe essersi mosso di propria iniziativa. Stando ai numeri mostrati dagli esperti, lei era la responsabile numero uno delle preoccupazioni dei residenti nelle zone di montagna. Nel 2006 il plantigrado batteva soprattutto la zona del Brenta Meridionale. Daniza invece ha fatto parlare di sè soprattutto gli abitanti di S.Antonio di Mavignola». «Io - dice Groff - penso che se solo, a suo tempo, la Provincia avesse avuto la possibilità di muoversi in autonomia - più velocemente, senza dovere aspettare il via libera da Roma - noi saremmo potuti intervenire prima. Avremmo potuto procedere alla cattura, evitando quel clima di tensione e di paura che si è andato creando giorno dopo giorno». Ci tiene a ribadire che la collocazione dell'orsa nel recinto del santuario di San Romedio era l'unica soluzione possibile. «Tanti pensano che Jurka sia stata messa in cattività solo perché provocava danni a cose e animali (da quando è stata catturata si è registrato un decremento dei danneggiamenti, da 140 a 80). In effetti è l'animale che ha causato più problemi, ma il motivo vero per cui si è presa la decisione di toglierla dal suo ambiente è che era diventata troppo pericolosa per l'uomo». Insomma si avvicinava troppo di frequente agli insediamenti umani ed aveva sviluppato una certa aggressività. Sull'argomento, nel mondo animalista, c'è diversità di opinioni.. Proprio ieri sera - nel corso della conferenza dedicata ai plantigradi inseriti in Trentino - Maddalena Di Tolla, presidente di Legambiente ha chiesto se si sta lavorando alla reintroduzione dell'orsa nel suo habitat. La risposta è stata negativa.

Fonte: L'Adige 07/02/2008

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